Libertà negata: cronaca di una sera ad Altivole
Una poesia nata da parole che non dovevano restare inascoltate
Ieri sera, nel cuore del paese, qualcuno parlava al microfono. Si discuteva delle ragazzine di Caselle, vittime di un presunto molestatore. Le parole rimbombavano fino a casa mia, a cento metri di distanza. Una voce ha detto: “Ci hanno tolto la libertà.” Ma non sa quante volte, con le sue regole, ha tolto la libertà a noi. Questa poesia nasce da quel momento, da quella rabbia, da quella verità che spesso resta fuori dai microfoni.
Libertà a senso unico
Pretendono libertà,
ma la stringono in pugni chiusi,
negandola agli occhi altrui,
come fosse un lusso, non un diritto.
Che mondo sarà questo,
dove il grido si fa eco
solo per chi ha voce,
e il silenzio degli altri
non vale ascolto?
Come se una vita
valesse più di un’altra,
come se il sangue avesse prezzo,
e il dolore, scala gerarchica.
Ma ogni cuore batte
con lo stesso ritmo incerto,
ogni sogno nasce
senza passaporto.
E allora gridiamo,
non per avere più,
ma per essere uguali.