Lettera Aperta ai Cittadini e alle Istituzioni di Altivole

Da oltre dieci anni, a Caselle di Altivole, io e altri residenti conviviamo con un disagio costante: il rumore. Non si tratta di un semplice brusio di fondo, ma di musica così forte da impedirci di riposare nel nostro letto o svolgere le normali attività quotidiane. Gli schiamazzi, concentrati per lo più nelle ore serali e notturne—sebbene talvolta presenti anche di giorno—non si verificano in modo costante, ma abbastanza frequentemente da compromettere la nostra tranquillità. Si tratta di un grave disturbo acustico, documentato ma ignorato.

Abbiamo scritto lettere. Presentato esposti. Dialogato con il sindaco. Contattato ARPA, la Prefettura, i media locali. Eppure, tutto questo è stato accolto solo con indifferenza.

A volte non serve gridare: basta il silenzio per ferire. E ciò che abbiamo ricevuto da chi dovrebbe tutelarci è un silenzio sordo e complice. Nessuna parola di comprensione, nessun vero tentativo di dialogo. Solo vuoto.

Nel frattempo, il Comune sembra modellare le regole a proprio piacimento, permettendo ai suoi spazi ricreativi di superare i limiti di legge fino a 30 volte l’anno. Ma in che mondo si può chiamare “svago” ciò che distrugge la quiete e la salute mentale di chi vive accanto?

Noi non siamo contro la musica né contro il divertimento. Siamo contro l’abuso, l’indifferenza e il potere cieco che pensa di poter calpestare i cittadini senza conseguenze.

Chiediamo una cosa semplice:
Che le istituzioni riconoscano la nostra presenza.
Che ascoltino le nostre voci e si facciano carico delle nostre istanze.
Che garantiscano il rispetto delle regole valide per tutti.
Se queste attività operano come discoteche, scuole di ballo o altre realtà rumorose, devono adeguarsi agli stessi standard: all’esterno non si deve percepire alcuna interferenza sonora.

Se chi amministra questa comunità non è più capace di dialogare, lo dica apertamente. Ma smetta di rifugiarsi nel silenzio, perché il silenzio – quando diventa un’arma – è la forma più vile di violenza istituzionale.

Questa lettera è pubblica. È sul sito altivole.net, affinché nessuno possa dire “non sapevo”.

Non taceremo più. Non spariremo nel rumore degli altri.

Firmato:
michieli gianfranco
Un cittadino di Altivole
(che ha ancora il coraggio di parlare)


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